7 agosto 2017, piazza del Campidoglio. Baobab Experience e tante associazioni che da anni accolgono i transitanti di Roma, chiedono al Comune di Roma di aprire un dialogo per avere uno spazio (Piazzale Maslax, di proprietà di Ferrovie dello Stato che ha dimostrato apertura e volontà di collaborazione) dove allestire un campo di accoglienza in attesa che le istituzioni cittadine si rendano conto che l’arrivo di migranti nella Capitale non è questione emergenziale ma quotidiana realtà alla quale bisogna rispondere prima di tutto con la forza del Diritto (il diritto di essere accolti) e poi con il coraggio e la bellezza dell’umanità.

  1. Comunicato Stampa di Baobab Experience

    Baobab Experience chiama Ferrovie dello Stato

    Circa un mese fa, dopo il ventesimo sgombero subito in 9 mesi, abbiamo scritto una lettera aperta all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, ingegner Renato Mazzoncini, e lanciato una petizione on-line, coinvolgendo anche diverse personalità della cultura, dello spettacolo e della politica.

    Ci siamo dati come obiettivo quello di raccogliere 17.311 firme, come il numero delle vittime che in quel momento, secondo l’OIM, avevano perso la vita negli ultimi due anni, mentre cercavano di raggiungere mete più sicure rispetto al loro paese d’origine. 17.311 richieste di aiuto inascoltate che si sono trasformate in tragedia, lungo il deserto africano, nei centri di detenzione-lager della Libia, nel Mediterraneo, lungo le altre rotte europee, a volte nei CIE o nelle strade inospitali e non accoglienti delle nostre stesse città europee.

    Questo numero è stato raggiunto.

    Per questo ieri abbiamo chiesto formalmente -a mezzo e-mail- a Ferrovie dello Stato, proprietaria del parcheggio in via Gerardo Chiaromonte, di riceverci prima possibile al fine di dare il nulla osta affinché quello spazio, abbandonato, possa ospitare un presidio umanitario di prima accoglienza per i migranti che arrivano a Roma.

    Questo vorrebbe dire nobilitare un piazzale di asfalto, farlo vivere e renderlo utile per la collettività, residenti e migranti insieme.

    Il parcheggio – anche noto come “Piazzale Maslax” – è rimasto inutilizzato sin dalla sua apertura, e da quasi 3 mesi è diventato un’oasi di rifugio per i migranti in transito e richiedenti asilo che non trovano accoglienza a Roma.

    Piazzale Maslax è un’oasi perché, nel deserto della prima accoglienza a Roma, lì si incontrano e si conoscono i residenti e i migranti, perché lì si dà aiuto reciproco, sia materiale che psicologico.

    Ma è anche un’oasi sgomberata già 5 volte, un’oasi senza acqua potabile, senza servizi igienici, senza tende per ripararsi, senza spazi per fare attività.

    L’ennesimo sgombero è avvenuto ancora una volta senza che venisse trovata una soluzione alternativa per l’accoglienza dei migranti che dormivano nelle tende. Sono ancora tutti lì. Anzi, sono in numero maggiore, perché continuano gli sbarchi nel Sud Italia e gli arrivi a Roma. Ma non chiamatela emergenza, visto che si sapeva bene cosa sarebbe accaduto, e non chiamatela invasione, che 200 persone, in una città come Roma, sono un’inezia.

    Quello che abbiamo dimostrato negli ultimi due anni è che si può realizzare un’accoglienza degna, si possono abbattere i muri della diffidenza e si può convivere, creando degli spazi aperti a tutta la cittadinanza. E non è un’impresa titanica. Ci siamo riusciti noi, volontarie e volontari, e soprattutto ci siete riusciti voi, cittadine e cittadine che siete venute/i a vedere, a conoscere, a donare, ad impegnarvi in prima persona.

    Nessuno di noi è un supereroe, ma tutti sappiamo bene che non abbiamo altra possibilità che quella di continuare a mantenere viva l’idea di una società multiculturale, di pace, convivenza e aiuto reciproco.

    Per questo dopo ogni sgombero ci rialziamo, perché non potremmo fare altro.

    Se avessimo a disposizione uno spazio, fosse anche quello di un parcheggio asfaltato, siamo sicuri che riusciremmo a realizzare e mettere all’opera quella che è la nostra idea di accoglienza.

    Non saremmo soli: in questi due anni abbiamo avuto la fortuna di essere stati affiancati da organizzazioni e associazioni che operano da anni con i migranti.

    Insieme a loro, senza la costante minaccia degli sgomberi, potremmo costruire delle aree per l’assistenza medica, per quella psicologica e per quella legale. Potremmo utilizzare supporti tecnologici per garantire il collegamento ad internet, potremmo illuminare il campo con i pannelli solari, garantire bagni e docce puliti e manutenuti, installare una cucina da campo donataci due anni fa e ancora inutilizzata, riservare un’area per i minori, creare una biblioteca, un’aula studio per le lezioni di lingua, portare un canestro, due porte da calcetto e – perché no – allestire una tenda dove le volontarie e i volontari possano riposarsi e allentare la pressione.

    E tante altre cose che verranno in mente a noi e a voi.

    Un altro modello di accoglienza e convivenza è possibile. Chiediamo solo un posto dove poterlo mostrare.

    Baobab Experience